mercoledì 2 ottobre 2013

Valle...a dire a qualcun altro!

AVVERTENZA
 Ho fatto e scritto le mie analisi, oltre ad aver riportato opinioni e fonti che chiunque può ritrovare in rete. Detto questo, sia chiaro che non sono un occupante e quindi non rappresento né il Teatro Valle né chi fa quotidianamente attività in quel teatro. Pur essendo spesso un partecipante entusiasta degli spettacoli e attività del teatro, per cui pago le mie "quote di complicità", ogni mia opinione non rappresenta le opinioni espresse dagli occupanti così come non sempre condivido idee ed espressioni del Teatro e degli occupanti. Per il resto: buona lettura!
 
Ho fatto caso ultimamente all'accanimento di Pierluigi "Piggi" Battista contro il Teatro Valle.
In questo articolo di romapost vengono riassunte le ultimissime puntate di questo scambio o, per meglio dire, di questa guerra, tra Piggi e il Valle.
Articolo, lo sottolineo, che nonostante la brevità ha il pregio di chiarire come il Teatro Valle abbia risposto colpo su colpo.
Invito tutti comunque ad andare sui profili twitter del TVO e di Piggi: risate assicurate!
(fonte: MicroMega)

Io sono venuto a conoscenza di questa missione del giornalista del Corriere della Sera leggendo un altro articolo di una mia amica, che faceva sue le dichiarazioni di Piggi Battista e di Giorgio Montefoschi...
"Inoltre, gli occupanti, come spiega Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, “non hanno pagato alla Siae i contributi dovuti”.
Roba da mangiarsi davvero le mani, se si analizza la situazione da questo punto di vista.
A non lasciarsi scappare l'occasione per dire la sua a tal proposito è anche Giorgio Montefoschi al Corriere della Sera: ”E io domani occupo il Sistina, il Brancaccio, la Sala Umberto! Così non devo più pagare un euro a nessuno. Fa piacere nasca una Fondazione con scopi artistici e culturali, ma che questo avvenga nella cornice dell'occupazione di uno spazio demaniale mi pare aberrante”."
Quello che mi ha colpito di quest'ultimo articolo è che non sono state citate altre testimonianze, soprattutto di chi ha un'altra visione di quello che sta accadendo.
Così facendo, si cancella tutto il resto: le difficoltà degli occupanti, le iniziative, la programmazione e soprattutto le motivazioni che ci sono dietro gli occupanti.

La risposta, semplice e diretta, credo sia quella suggerita da Patrizia. Una brevissima nota, scritta durante uno scambio di commenti su faccialibro con l'autrice dell'articolo (che si lamentava anche di aver pagato un prezzo fisso e non "a sottoscrizione") e che, toccando due semplicemente punti, risponde alle critiche sia di quell'articolo che a questa "strana" e immotivata crociata di Piggi Battista:
"i contributi statali per il teatro, il cinema, il circo, ecc... il Valle occupato non li prende di certo, ciò nonostante rappresentazioni ne propone, eccome (versare alla Siae i contributi presuppone che gli autori siano iscritti, tra l'altro). Non corrisponde affatto al vero che pretendono prezzi fissi, anzi. In ogni caso versare 8 euro per una rappresentazione teatrale non equivale ad un prezzo ( di mercato, imposto, medio) ma non è altro che un obolo.
Non tutto risponde alle regole del mercato.
"
Il testo integrale della mia risposta è riportato qui sotto.
È una risposta lunga e articolata, che tira in ballo ciò che sta accadendo sia alle nostre istituzioni culturali che in vari gruppi di potere e di interesse.
Che è quello che mi aspetto da un articolo scritto seriamente, chiunque sia l'autore!


Aggiornamento: su twitter Piggi risponde...ripetendo quello che ormai è il suo mantra.

So soddisfazioni...

(https://twitter.com/simoneasnaghi)



24 Settembre 2013
L'articolo chiarisce alcune cose ma mancano le testimonianze di chi c'è dentro (sono riportate solo le parole dei "contrari", Piggi Battista e Montefoschi) e soprattutto c'è una imprecisione: quello in cui si dice che "si sono fatti troppi laboratori e sperimentazioni, ma senza performance teatrali degne di nota" e "la sua restituzione a una "normale" programmazione.".
Questo è il punto di vista di qualcuno, qualcosa di soggettivo, non oggettivo.
E, usando questa visione soggettiva, suffragata senza riportare le testimonianze di chi ha un'altra visione, si cancella tutto il resto.

Cominciamo dalla fine: performance teatrali degne di nota ci sono state e nel "contarle", passami il gioco di parole, bisogna tenere conto sia delle difficoltà di chi non riceve fondi sia dell'offerta teatrale generale (di Roma ma non solo).
Soprattutto, bisogna considerare proprio quelle attività sperimentali di cui molte persone possono usufruire e che raramente trovi in altri teatri.

Proseguiamo con la gestione e la visione soggettiva/oggettiva.
Intendiamoci, posso essere d'accordo che questa gestione sia la "loro" gestione ma questo per tutte le gestioni, non solo quelle di una occupazione. Come tale può produrre e proporre delle attività meno "nazional popolari" o meno "classiche".
Ma quale sarebbe il destino del Teatro Valle senza occupanti? Probabilmente quello delineato da Pino Battaglia:
"Qualora gli occupanti lasciassero il teatro questo rimarrebbe infatti chiuso con un destino incerto e l’incombere di speculazioni e interessi privati"

Insomma, il destino verso cui sono stati destinati tanti centri culturali (teatri e cinema in primis) ma contro il quale in tanti, in diversi modi, si sono battuti: Cinema Palazzo, Cinema America, Angelo Mai, Rialto Sant'Ambrogio.
Sono tutti posti/esperienze su cui possiamo fare un mare di critiche dal punto di vista della gestione che può sembrare (in alcuni casi anche essere) chiusa e della mancanza di alcune regole (che dobbiamo pretendere), ma che non può prescindere da una visione della realtà che abbiamo intorno, fatta di speculatori e di fazioni politiche pronte a darsi contro usando, ad esempio, una occupazione.

Non è un caso che chi abbia fatto e continui a fare campagna contro qualsiasi occupazione sia, tra gli altri, Il Messaggero, giornale di proprietà del palazzinaro Caltagirone, che sta facendo una campagna contro le occupazioni e per il "riavvio" del mercato immobiliare (leggi: costruire altre migliaia di case inutili a Roma).
E dal punto di vista strettamente politico, bisognerebbe ragionare su quanto scritto oggi da Nicola Fano:
"Non è che si parla dell'appropriazione indebita della più bella sala teatrale di Roma solo per nascondere altri problemi?Vediamo quali..."

Dagospia da abbastanza contro questa occupazione. Ma proprio su questo link, puoi trovare le testimonianze di due persone lontanissime tra loro (Moccia e Bonito Oliva) che parlano della diversità e originalità di questa esperienza e soprattutto propongono una possibile uscita dall'enpasse.

Come anche tu fai notare, il confine tra legalità e "furbetteria" è spesso labile, ma è proprio la Fondazione Beni Comuni a poter portare chiarezza. Non dico che sia certo, ma è una possibilità. Come dice Stefano Rodotà:
"con la Fondazione non si può più parlare di approssimazione: la Fondazione è un modello giuridicamente inattaccabile. Ora il teatro Valle può dialogare con le altre istituzioni, prime fra tutte il Mibac e il comune di Roma. L’approdo istituzionale è una prova di forza, non una debolezza”."

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