martedì 15 aprile 2014

Su Pasolini, i tori e le leggende metropolitane

Dice che la storia si ripete. Sempre.
E lo stesso accade, di conseguenza e in misura più perversa, per le leggende metropolitane.

In alcuni casi, si tratta di fantasie spacciate per fatti reali, corredati da dati verosimili: da quanto tempo si parla della storia del latte scaduto e rivenduto?
In altri casi, un fatto realmente accaduto è corredato da anni da quella verità, per quanto sia noto che le cose siano accadute diversamente: chiedete ai vostri nonni e genitori se credono all'innocenza di Gino Girolimoni, poi ne riparliamo!

Ecco, la storia di Girolimoni nasce all'inizio del secolo scorso, tempi in cui la radio si faceva strada in Italia e non si parlava di televisione. Tempi in cui non c'era Internet!
Oggi, i social network, non fanno altro che continuare ed amplificare quella tradizione.

Come esempio del primo caso, prendete questa foto che gira da anni su faccialibro e il testo che solitamente lo accompagna: "Un torero, nell’arena ancora intrisa di sangue e dolore, incrocia lo sguardo del suo rivale, il toro, e, guardando negli occhi l’animale, si commuove. In un istante, grazie ad uno sguardo fulminante e magico, il celebre torero si pente e cambia vita. Grazie a quel pentimento operoso e carico di pietà il torero oggi è diventato un attivista animalista."


Ovviamente è una bufala, come possiamo leggere quiqui e qui:
"L’unica cosa vera è che Munera ha smesso di fare il torero quando aveva 18 anni. Ma non perché commosso. Ha smesso perché il toro l’ha fatto smettere. L’ha incornato procurandogli una lesione alla spina dorsale, costringendolo alla sedia a rotelle.
Il testo è in realtà una parafrasi di una parte di un articolo di Antonio Gala Velasco per El Pais.
La foto (che non ritrae Munera ma Francisco Javier Sanchez Vara) non rappresenta affatto una scena di commozione. E’ il Desplante, una posizione tipica delle corride."

Insomma, l'apoteosi della sòla: un gesto che rientra nel cerimoniale tipico di una corrida viene fatto passare per l'equivalente della conversione di San Paolo, un torero che si è ritirato dalle corride per un incidente viene glorificato a nuova star animalista con tanto di agiografia illustrata
Basta mettere insieme un po' di fatti, scorrelati ma credibili, per tirare fuori una storia incredibile...e falsa!

In Italia abbiamo anche un triste esempio del secondo caso di leggenda metropolitana.
Da anni reazionari di ogni specie prendono le parole de "Il PCI ai giovani!!" di Pasolini scritte dopo i fatti di Valle Giulia, con uno scopo e in momenti precisi: ad ogni manifestazione con tanto di scontri con la polizia, per dimostrare che la persona veramente di sinistra è solidale con le forze dell'ordine, incarnazioni del vero figlio del popolo, e disdegna gli pseudo-alternativi figli di papà che non hanno niente da fare se non provocare ed attaccare le forze dell'ordine.


Invito tutti a rileggersi quella poesia e poi a farsi due risate leggendo quanto accaduto i giorni scorsi: la pm, Nicoletta Quaglino inizialmente recita il discorso fatto da Marco, il ragazzo che disse pecorella ad un carabiniere durante le manifestazioni no-tav, prosegue ricordando la sua passione letteraria giovanile per Pasolini, per affermare infine che lei sta con il carabiniere.
"Chiederà 6 mesi di reclusione per Marco. Sei mesi. Per aver detto “pecorella”"

Poi, se vi va, andatevi a vedere la mostra dedicata a PPP a Roma. E ci faremo un po' di risate miste a tanta commozione.

Aggiornamento: riferendosi al poliziotto che ha schiacciato una ragazza, scambiandola per uno zainetto e in stile citopasoliniano arriva anche l'intervento del prefetto di Roma, su Repubblica, dopo le violenze del 16 Aprile alla Montagnola a Roma (evidenzio in grassetto il passaggio cruciale):

"Perché lo ha fatto, dunque?«Forse per dare una mano ai suoi colleghi. Per la frenesia e la frustrazione di chi, improvvisamente, si sente bersaglio alla mercé di chi, i manifestanti, è chiamato a tutelare. Non voglio essere retorico. Ma provi a immaginare. Per 1.200 euro al mese, lei è per strada per difendere il diritto di manifestare di qualcuno che, al contrario, la battezza come bersaglio simbolico della sua personale guerra. Succede in piazza, succede allo stadio... ».

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