mercoledì 26 aprile 2017

25 Aprile 2017

Incontro Angelo e il suo "gruppo" mentre mi dirigo verso il corteo. Non sono sicuri del percorso, temono di arrivare tardi e doverlo rincorrere. Gli dico: "intanto andiamo, sono partiti da poco, male che va li vedremo passare da lontano e li seguiremo".
Pensando un attimo ai miei 36 anni e a quelle gambe lunghe che mi ritrovo, temevo di essere mandato a quel paese da Angelo in meno di un nanosecondo.

E invece: "Ma sì, andiamo!".

E ci incamminiamo. Da Via Pellegrino Matteucci dove li ho incontrati, fino all'incrocio tra il ponte Settimia Spizzichino e la circonvallazione Ostiense. Ogni tanto Angelo si gira a cercare i suoi compagni, un po' preoccupato di lasciarli troppo dietro, un po' rincuorato dall'esistenza del telefonino, in caso ci si perda.
Angelo mi parla del nuovo movimento che ha creato, dice che ci sono 34 partiti comunisti e lui ne ha già uniti 22. Viene dalla Sicilia "è lì che sono nati i 5 stelle, perché è nostra tradizione è mischiare tutto..sai, le dominazioni di tanti popoli, alla fine cerchi di prendere il meglio di ogni cosa ed unirlo al resto, i 5 stelle hanno preso gente da destra e da sinistra. E ora bisogna riportare la gente dalla nostra parte.".
Quando mi racconta queste cose, Angelo mi tocca il braccio con le dita, a volte si ferma improvvisamente: in quel momento l'effetto è come quello di un paracadutista che apre il suo paracadute mentre un altro prosegue a riprenderlo con la telecamera...è il primo che sembra risalire in alto, e sono io che sembro allontanarmi.
Gli dico che abbiamo (noi chi?) dei problemi nel comunicare le cose. Angelo non mi fa finire di parlare e mi parla di quella volta che votò il documento in cui si parlava dei "compagni che sbagliano" e dell'uso, deleterio, che è stato fatto di quella frase.
Qualche minuto a pensare cosa fare, poi si decide di ripartire: lungo la circonvallazione, incontriamo un altro signore, con un foglio con scritto a penna le strade attraverso cui sarebbe passato il percorso. Siamo sicuri di essere sulla strada giusta, o meglio sul percorso al contrario, e saliamo lungo via Massaia. Angelo ha qualche dubbio: "non vedo nessuno, poca gente, le macchine qui ci passano".
Una signora del suo gruppo - ah, maledetto me e la memoria che non ho per i nomi! - mi offre dei biscotti, che accetto felicemente.

Siamo alla fine di via Massaia, a due passi dalla Regione. C'è tanta gente.
Lontano, sentiamo i cori.
Lo vediamo, il corteo.
Si avvicina, scortato da alcuni blindati e da diverse file di poliziotti in divisa. Altri, in borghese, si mischiano tra la folla. Mi viene in mente un vecchio amico, che ad ogni manifestazione di piazza si guardava intorno e cominciava a dire "lo vedi quello? Quello è della Digos. Controlla, prende nota, prende appunti, comunica con gli altri i movimenti dei sospetti e dei più noti...è così che la PS sa da chi andare quando si tratta di rompere il cazzo!".
Subito dopo, un camioncino con musica, 99 Posse in quel momento.
Passano le prime file del corteo, quelli dell'ANPI. E parte l'applauso, si alzano i pugni.

Restiamo fermi, vediamo passare tante sigle di partito, vediamo l'arcobaleno del circolo Mieli, poi finalmente tanti ragazzi, dalle scuole, dai centri sociali, dalle diverse realtà locali.

Cominciamo a riscendere, tra uno striscione di Sinistra Italiana ed uno di Rifondazione. Praticamente ogni due metri Angelo incontra qualcuno che conosce e si ferma a salutarlo, altre volte gli vengono incontro.
Siamo di nuovo sulla circonvallazione e comincio a sentire le storie degli altri del gruppo: un signore, un medico, mi chiede che lavoro faccio e cerco ci spiegargli cosa è un consulente, cos'è e cosa fa la mia azienda. Che sì, sono ingegnere, in telecomunicazioni. No, non abbiamo clienti per cui facciamo controllo del traffico aereo. Quello che mi trovo di fronte mi sembra un mondo a parte, dove anche un medico non è in grado di comprendere cosa significhi fare un lavoro come il mio. Gli dico che è più facile a farsi che a spiegarsi, come tante cose. Alla fine del percorso, mi chiederà se posso lasciargli i miei contatti, per la figlia che ha fatto Economia e cerca lavoro. Sì, gli lascio il mio nome e la mail.
Un'altra signora mi racconta del figlio, filosofo. Scrive, anche sui giornali. Non cerca altri lavori. Le dice spesso che è "una borghese, che non capisce che c'è bisogno di comunismo". E le ripete che è una borghese quando lei gli chiede "perché non cerchi un lavoro, mentre aspetti di fare soldi con la scrittura, qualcosa che ti possa far portare mille euro al mese a casa, che la vita è difficile".
Dentro sento tanto rabbia verso questo ragazzo che non conosco.
Ma la signora mi dice che il marito è morto quando il figlio aveva 35 anni, il giorno in cui questo ragazzo compiva del compleanno. Uno choc che si porta dietro da uno o due anni.
La signora mi parla del marito, che è stato tanto impegnato nelle commissioni parlamentari sul terrorismo. Che ha scritto diversi libri. Che non sono mai stati bene economicamente, perché sai, ha subito denunce e querele. Ha sempre vinto in tribunale, alla fine, ma la vita non è stata facile.

"Angelo, come hai cominciato la tua attività politica?"
"Sai, ero giovanissimo, 13-14 anni. Con un mio amico andavamo alla sezione del Partito Comunista. Lì c'erano tre stanze, uno con tre biliardini, un'altra dove si giocava a stoppa, e una dove si facevano le riunioni. Era gratuito ed era sempre pieno di ragazzini come me, si faceva il turno.
Un giorno eravamo veramente in tanti. Allora il mio amico mi dice: 'ho visto che c'è un'altra falce-e-martello' - che noi non sapevamo ancora cosa era una sezione e cosa era il Partito Comunista - 'andiamo a vedere se c'è meno gente'.
E allora andiamo. Apriamo la porta, pensando di trovare sempre tre stanze e una con un biliardino. La porta fa un rumore, sai? come quelle vecchie porte, tipo film dell'orrore? E dentro ci sono 80-100 persone, in riunione. Era la sezione del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria..."
"Il PSIUP?"
"Sì, quello."
"E allora?"
"E allora siamo entrati, perché ci vergognavamo troppo, davanti a tutta quella gente e con tutto quel rumore che avevamo fatto, a tornarcene indietro. E abbiamo seguito pure noi la riunione."

Su via Ostiense, vediamo due ragazzini alla finestra. Uno sventola un tricolore rosso-bianco-nero (1), un altro la sciarpa della Roma.


Al piazzale, con un po' di fatica ci facciamo strada tra la folla, ci mettiamo sotto la Piramide, all'ombra di una bancarella che vende magliette, seduti sul marciapiede. La signora col figlio filosofo mi parla del fatto che voterà i 5 stelle. Cerco di farle notare come quello sia un partito di destra, di razzisti, un partito azienda..."ma come fai a cacciare Renzi? che faccio, voto Rifondazione che prende lo zero-virgola ed è tutto inutile?".
"Ma lo scopo è cacciare Renzi?"
"Mi sembra di sentire quello che dicevano venti anni fa di Berlusconi"
"No, è diverso. E comunque Renzi è peggio di Berlusconi"

I discorsi, le persone che parlano dal palco, non li sento. Mi risparmio la sindaca ma mi dispiace per i partigiani e le partigiane, che c'è da dirlo, potrebbe essere una delle ultime volte che li sento.

Sono contento di chi ho conosciuto. Di queste storie.
E mi mancano: conosco tante di queste storie e so che i loro anni, le loro epoche, sono mancati alla mia generazione e tante altre. Ché tutte le epoche e gli anni sono irripetibili, ma alcuni portano cose che non potranno più farsi.

Torno a casa, torno alla vita normale in cui, come tanti anni fa si parla del pericolo di una guerra atomica ma non c'è la stessa energia e gioia di vivere di quel tempo.

(1) con il tricolore a strisce verticali: l'unica bandiera con questi colori è quella dello Yemen, che però ha le strisce orizzontali.


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